RAE ARGENTINA AL MONDO

47esimo anniversario dell'ultimo colpo di Stato in Argentina

Oggi, 24 marzo, rincorre il 47esimo anniversario dell'ultimo colpo di Stato in Argentina

Quarantasette anni fa, la mezzanotte del 24 marzo 1976, l'Argentina iniziò a vivere una delle sue ore più buie. Il colpo di Stato promosso da una ribellione civico-militare spodestò la presidente María Estela Martínez de Perón per instaurare uno dei regimi più violenti dell'America Latina, con l'obiettivo di "ripulire il continente dalla minaccia comunista" in un continente segnato dalla disuguaglianza economica e sociale.

Ecco il primo comunicato che ha annunciato la presa del potere da parte dei militari.

Si informa il paese che da oggi è sotto il controllo operativo della giunta militare. Si consiglia a tutti gli abitanti di attenersi scrupolosamente alle disposizioni e alle direttive emanate dalla polizia o dalle autorità militari. Inoltre, di evitare atteggiamenti individuali o di gruppo che richiedano un intervento drastico del personale operativo (...) - (0:45)

Al posto del governo democratico si insediò una sedicente giunta militare, guidata dal tenente generale Jorge Rafael Videla, dall'ammiraglio Emilio Eduardo Massera e dal generale di brigata Orlando Ramón Agosti. La giunta rimase al potere fino al dicembre 1983.

Fino a marzo 1976, l'Argentina era l'unico Paese del Sud America con un regime democratico. Tutti i Paesi limitrofi erano governati da dittature militari: Hugo Banzer in Bolivia, Ernesto Geisel in Brasile, Augusto Pinochet in Cile, Alfredo Stroessner in Paraguay e Juan María Bordaberry in Uruguay, sostenuti dagli Stati Uniti, nell'ambito della cosiddetta "Dottrina della sicurezza nazionale".

Questa dottrina prevedeva che le forze armate dell'America Latina prendessero il potere nei loro paesi adducendo come argomentazione la garanzia dell'ordine interno e la lotta contro quelle ideologie o movimenti che potevano favorire o sostenere il comunismo nel contesto della Guerra fredda".

Con questa premessa, la violazione dei diritti umani era parte di un piano sistematico applicato in Argentina che comprendeva l'imprigionamento forzato di persone, l'assenza di processi per le detenzioni, la tortura e la "scomparsa di persone", una categoria "creata" dal generale Videla per definire quelle persone di cui non si conosceva la sorte.

 

In una visione cristiana, i diritti umani sono fondamentali. L'Argentina sta attenta ai diritti umani. Un "desaparecido" purché sia tale, è un'incognita. Se qualcuno dovesse comparire, riceverà un trattamento X. E se la scomparsa diventa una certezza del suo trattamento avrà un trattamento Z. Ma finché è "desaparecido", non può avere alcun trattamento speciale. È un'incognita ((1:11)).

In Argentina, nel periodo dal 1976 al 1983, secondo i rapporti della CONADEP (commissione creata in democrazia per indagare sui crimini contro l'umanità) ci sono stati 30.000 "desaparecidos", migliaia di esuli e detenuti.

La clandestinità delle detenzioni, le pratiche di interrogatorio sotto tortura, l'eliminazione fisica dei detenuti e il saccheggio delle loro case, il furto e il cambio di identità dei neonati e figli di militanti detenuti erano pratiche comuni in tutto il paese.

Quarantasette anni dopo la peggiore dittatura subita dal paese, e grazie al fondamentale lavoro delle organizzazioni per i diritti umani, sono più di 700 i militari responsabili di crimini contro l'umanità sotto processo e 132 nipoti (i neonati che negli anni '70 furono appropriati dai militari) che hanno conosciuto la loro vera identità.

Al giorno d' oggi continuano i processi contro i partecipanti civili o militari alla repressione della popolazione. L'Argentina, in questo senso, è diventata un riferimento mondiale nella ricerca di Verità e Giustizia.

Per la Memoria, Verità, Giustizia Mai più!