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Le Nonne di Plaza de Mayo ritrovano il nipote numero 133

L'associazione argentina per i diritti umani Abuelas de Plaza de Mayo (Nonne di Piazza di maggio) ha restituito l'identità a un altro bambino sottratti ai genitori dalla dittatura militare, il 133mo da quando sono iniziate le ricerche. "Con grande gioia annunciamo il ritrovamento del nipote 133", recita un messaggio pubblicato dall'associazione sui propri profili social. Il presidente argentino, Alberto Fernandez, ha salutato la notizia sui social affermando che si tratta di "un'altra enorme vittoria nella lotta instancabile delle Abuelas". Si tratta del figlio di Cristina Navajas e Julio Santucho, nonché nipote di Nelida Navajas, una delle fondatrici dell'organizzazione, morta nel 2012. Una vicenda di particolare intensità, con un'appendice italiana, hanno spiegato i protagonisti in una conferenza stampa a Buenos Aires. Tutto inizia il 13 luglio 1976, quando Cristina Navajas – membro del Partito rivoluzionario dei lavoratori - Esercito rivoluzionario del popolo (Prt-Erp) – viene rapita dai militari. Il marito apprende la notizia mentre si trova in Italia, inviato per sbrigare affari di partito che in patria non si potevano sviluppare. Quello che Julio non sapeva, e che si sarebbe scoperto tramite una lettera mai recapitata che era incinta. Con ogni probabilità, i sequestratori hanno tolto la vita a Cristina subito dopo il parto, una prassi peraltro non inedita. L'eccezione, in questo caso, è che il padre di un bambino destinato a nuovi genitori, sia scampato agli aguzzini. Appreso della scomparsa della moglie, Julio Santucho si attiva e riesce a portare in Italia Camilo e Miguel, gli altri due figli, con l'aiuto di un'altra militante, Susana Fantino, che si spaccia per la madre dei piccoli. Nelida si mette alla ricerca della figlia e diventa colonna portante delle "Nonne". Anche Miguel, che nel frattempo guadagna il soprannome che si dà agli italiani ("Tano"), si appassiona alla causa e dal 1993 torna in pianta stabile in Argentina per intrecciare le sue ricerche con quelle delle diverse associazioni. Nel frattempo, il nipote "numero 133" inizia a indagare sulle sue origini. La sorellastra, di venti anni più grande di lui, gli conferma i dubbi spiegando che i genitori biologici non sono quelli con cui è cresciuto. Raccoglie tutte le informazioni del caso, si fa coraggio e contatta la Commissione nazionale per il diritto all'identità (Conadi). Ad aprile, arriva la conferma: i veri genitori sono Cristina Navajas e Julio Santucho. Ma non è tutto. Il "nipote" tornato in possesso della sua identità potrebbe scegliere di indossare un cognome di grande significato nella storia recente dell'Argentina. Il fratello del padre, Mario Roberto Santucho, è stato uno dei leader più importanti della guerriglia, fondatore del Prt, ucciso a 40 anni in uno scontro con l'esercito e ancora desaparecido. Una lotta con la dittatura che la numerosa famiglia Santucho avrebbe continuato a pagare per anni in termini di sequestri, torture ed esecuzioni sommarie. Basti pensare, ricorda oggi Julio, che quando – alla notizia della scomparsa della moglie –, annunciò di voler tornare in patria, i compagni di partito si opposero con fermezza: "Non vogliamo perdere un altro Santucho" Dal 1977, anno della sua fondazione e' riuscita a identificare e restituire alle sue famiglie di origine 133 "nipoti" sottratti ai loro genitori e poi affidati illegalmente a coppie spesso legate ad ambienti militari o complici della dittatura civile militare.