RIFORME POLITICHE ED ECONOMICHE RAE ARGENTINA AL MONDO

Secondo Sciopero generale in cinque mesi

In Argentina si è celebrata ieri una nuova giornata di sciopero contro le riforme politiche ed economiche volute dal presidente, Javier Milei. Promossa dalla Confederazione generale del lavoro (Cgt), il principale sindacato del Paese, la protesta ha coinvolto per 24 ore operatori del trasporto pubblico e di diversi altri servizi per la cittadinanza. Allo sciopero hanno infatti aderito la Union tranviarios automotor (Uta), da cui dipende il grosso del funzionamento di autobus, metropolitane e treni, la Asociacion Bancaria, che riunisce impiegati degli istituti di credito, la Central de trabajadores de la Argentina (Cta), cui sono iscritti diversi operatori economici e dai lavoratori del commercio che si riconoscono nella Federacion argentina de empleados de comercio y servicios (Faecys). Si è trattato della seconda mobilitazione di un certo rilievo organizzata dalla Cgt dall'inizio del governo Milei, dopo quella del 24 gennaio, durata dodici ore. La protesta è diretta contro i generosi tagli alla spesa pubblica e l'agenda delle riforme strutturali messa in campo dal governo, raccolte da ultimo nella cosiddetta "legge Omnibus" in questi giorni all'esame del Senato: si va dalla proclamazione dello stato di emergenza pubblica, che dovrebbe concedere al presidente, per un anno, la delega a legiferare su alcune materie, alla possibile privatizzazione di una quindicina di imprese pubbliche, passando per una riforma del mercato del lavoro presentata dall'esecutivo come strumento per "modernizzare" i rapporti e promuovere la nascita di nuova occupazione.
"La forza dello sciopero che abbiamo visto in tutto il Paese dimostra che il governo deve prenderne atto". Lo ha affermato il co-segretario della Confederazione generale del lavoro di Argentina (Cgt), Hector Daer, in una conferenza stampa tenutasi nel quadro del secondo sciopero generale contro il governo di Javier Milei, tenutosi ieri.
"Noi invece prendiamo atto del sostegno e della gestione di Milei su ciò che significa l'espressione dei lavoratori per riconfigurare la sua politica di aggiustamento, che sta portando molti settori di cittadini a estremi che sarebbero difficili da recuperare se queste politiche continuassero", ha aggiunto. Daer ha spiegato che le ragioni dello sciopero hanno a che fare con il fatto che "l'aggiustamento è caduto sui pensionati, sui settori più vulnerabili, dove sono stati tagliati piani di assistenza, sono stati sospesi i lavori di infrastrutture pubbliche urbane realizzati dalle società cooperative, il che ha lasciato molte persone senza lavoro".
L'iniziativa di ieri non è stata ben accolta dal governo. "Io non faccio sciopero, viva la Libertà!", ha scritto il presidente Javier Milei sui suoi social. La ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha definito la misura sindacale "uno sciopero di debolezza". Per Bullrich, l'Argentina "ha bisogno che lavoriamo".
Bullrich e il ministro dei Trasporti, Franco Mogetta, sono stati responsabili di un'operazione per garantire una presenza minima di autobus sulle strade dell'area metropolitana di Buenos Aires . "Vediamo una presenza di quasi il 40 per cento degli autobus", ha detto Mogetta. Tuttavia, l'Associazione argentina degli imprenditori del trasporto automobilistico (Aaeta) ha affermato che ci sono state in circolazione solo il 21 per cento delle unità rispetto a in un giorno normale. "Utilizzano i trasporti come meccanismo di estorsione per evitare spostamenti delle persone per recarsi sul posto di lavoro", ha dichiarato il ministro degli Interni, Guillermo Francos, sostenendo che per questo "la misura avrà chiaramente un alto impatto".
"La mia solidarietà va a tutti i lavoratori che non possono andare al lavoro e a fine mese guadagneranno meno a causa di questo sciopero. Ho l'impressione che il sindacalismo sia sempre più lontano dalla realtà", ha affermato il ministro dell'Economia, Luis Caputo, in un post su X.